BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO
7) LA VERONICA DI ADRIANO PANATTA
Il 1976 per Adriano Panatta fu un anno incredibile, in cui riuscì a vincere di seguito gli Internazionali di Roma, il Roland Garros di Parigi e la Coppa Davis. Da allora c'è una domanda che il tennista si sente rivolgere più spesso di tutte le altre. E cioè: “È stato più importante vincere a Roma o a Parigi?” A volte può essere declinata in altre forme – da “Quale vittoria è stata la più emozionante?” a “Preferisci ricordare Roma, Parigi o Santiago?” – ma tanto il problema di fondo non cambia.
BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO
6) IL '68 TENNISTICO
Gli anni ’70 sono un decennio decisivo per il tennis italiano. In questi anni, i nostri campioni Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli riescono a compiere ciò che fino a pochi mesi prima sembrava un’idea assurda: mostrare all’Italia un tennis per tutti, al di là di ogni barriera sociale. Specialmente a Roma, il successo di Adriano Panatta porta finalmente il tennis fuori dalla ristretta cerchia dei circoli esclusivi fin nelle case della gente, crea una buona industria sportiva e contemporaneamente dà lavoro a molte persone.
Storia del tennis romano - quinta puntata - Pietrangeli il grande, tra Lazio e dolcevita
BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO
5) PIETRANGELI IL GRANDE, TRA LAZIO E DOLCE VITA
Pietrangeli conosce casualmente Tommaso Maestrelli e Bob Lovati a Bari, quando entrambi sono ancora calciatori in attività. Li ritrova anni dopo, a Roma, quando sono diventati rispettivamente l’allenatore e il vice-allenatore della sua squadra del cuore, la Lazio e non ci mette poi molto a chiedere loro, tra il serio e il faceto, se può andare ogni tanto ad allenarsi con la prima squadra a Tor di Quinto, tra l’altro vicino a casa sua.
Maestrelli acconsente e Pietrangeli si comincia a scaldare a bordo campo, ma la squadra è un po’ imbarazzata: nessuno sa se dargli del lei o del tu, non sanno se passargli la palla, non se la sentono di avvicinarsi troppo.
LA STORIA DEL TENNIS ROMANO DAGLI ANNI ‘20 AD OGGI
4) LEA PERICOLI E SILVANA LAZZARINO
Anche se vanta origini milanesi e un lungo trascorso nelle colonie africane, Lea Pericoli – la First Lady del tennis tricolore – può essere a buon diritto considerata romana d’adozione.
“Il giorno prima di Wimbledon, tra i verdi fondali del club di Hurlingham, Lea appariva in tute trapuntate d’oro, sottanine piumate, trafori, reti, lamé sconvolgenti.” Scriveva di lei il cronista per antonomasia del tennis italiano, Gianni Clerici. “Non mancava mai, la sua foto, sui giornali inglesi della domenica, e ci consolava un tantino della sua imminente eliminazione, perché la Pericoli fu certo più affascinante donna che grande tennista […] Contro le amazzoni, Lea giocò qualche stupenda partita con le sue armi di autodidatta”.
LA STORIA DEL TENNIS ROMANO DAGLI ANNI ‘20 AD OGGI
3) IL GIOVANE PANATTA
Domenica 9 luglio 1950, Circolo Tennis Parioli: fra la scalinata liberty e le fontane, fra i campi e le panchine, sotto gli alberi prende il fresco un gruppo di allegri giovanotti della Roma bene.
Di gran carriera va loro incontro il custode Ascenzio, impaziente di comunicare a tutti una splendida notizia.
“Sapete?” comunica baldanzoso al suo pubblico in attesa “è nato mio figlio!”
A cotanto annuncio, l’inaspettata risposta si palesa come un sonoro: “E chissenefrega!”
BREVE STORIA DEL TENNIS ROMANO
2) IL GIOVANE PIETRANGELI
È a dir poco una faccenda d’altri tempi, quella che ha portato alla nascita a Roma di uno dei più grandi sportivi italiani. Risale all’inizio del Novecento e ha le sue radici ramificate in più nazioni. Da una parte abbiamo il colonnello Alexis Von Yourgens, figlio di uno dei medici dello Zar Nicola II di Russia il quale – subito dopo lo scoppio della rivoluzione – fugge, abbandonando la sua patria con la zarina Anastasia, i quattro figli e la domestica.
STORIA DEL TENNIS ROMANO A PUNTATE
1) LE ORIGINI
Nell’Italia sportiva, la popolarità del tennis ha storicamente attraversato fasi luminose e altre più buie. Forse ciò è dovuto alla matrice spiccatamente britannica di questo sport (ventennio fascista) o forse all’assenza prolungata di grandi campioni del calibro dei mai dimenticati Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta.
In tempi più recenti, però, il popolo italiano sembra nuovamente interessato a questa disciplina fatta di erba verde e terra rossa, di scambi interminabili e avvincenti dispute relative a righe e palline.
19) IN ITALIA I TELEFONI BIANCHI
Durante gli anni della dittatura mussoliniana, il cinema italiano non riesce a rimanere immune alle influenze della propaganda, come dimostrano documentari e cinegiornali dell’Istituto LUCE e film come Camicia nera (di Giovacchino Forzano, 1932), Vecchia guardia (di Alessandro Blasetti, 1933), Lo squadrone bianco (di Augusto Genina, 1936) o Scipione l’Africano (di Carmine Gallone, 1937).
La migrazione è un fenomeno che consiste nello spostamento in massa di persone, dal loro luogo di origine ad un altro, al fine di insediarsi, cambiare le proprie condizioni di vita e sfruttare quello che sembra un panorama migliore.Tale fenomeno può essere di matrice volontaria o involontaria; può coinvolgere nuclei familiari o parte più abbondante della popolazione.