Nonostante questo, però, va doverosamente detto che Lea Pericoli, la quale magari non è stata forte come Flavia Pennetta e Francesca Schiavone, ci ha regalato la sua eterna storia d’amore con il tennis, che è una memoria innegabile soprattutto perché ha giocato in anni in cui non c’era il professionismo, in cui i risultati non sempre erano pari al dispendio di fatica e stress che il circuito internazionale richiedeva.
Come ricorda spesso nelle interviste e nei suoi libri, Lea ha portato avanti il suo amore per il tennis con strenua intensità, nonostante la forte pressione che questo comportava: un po’ come faceva Fausto Gardini, che si faceva venire l’esaurimento nervoso ma proprio per questo raggiungeva risultati impensabili contro avversari molto più forti.
Lea ha vinto 27 titoli italiani e gli ultimi contro ragazze molto più giovani e potenti di lei, in incontri che lei viveva come fossero la più disperata delle tragedie greche. Dalla sua, però, aveva sempre l’appoggio del pubblico, una inesauribile ambizione e una inesauribile tendenza a migliorare i suoi record personali. E lì, nemmeno la penna precisa e imparziale di Rino Tommasi ha potuto esimersi dal commentare che… “dopo due ore di gioco neppure Paola Pigni era in grado di correre come l’infaticabile Lea Pericoli”!
Sportivamente, però, Lea non nasce all'improvviso: il suo arrivo è stato preceduto dal dominio tennistico di una donna particolare, che creerà con lei una staffetta di vent'anni di grande sport.
Silvana Lazzarino, nata a Roma il 19 maggio 1933 e detta Minnie non soltanto per le sue forme minute ed aggraziate, ma soprattutto per la sua vivace simpatia e il suo modo di pensare, è la campionessa di quell’Italia che pian piano si rialza e riprende a camminare con le proprie gambe, dopo il baratro infinto della Seconda Guerra Mondiale, il simbolo di una nazione che finalmente torna a dedicarsi allo sport, ad appassionarsi a delle nuove sfide tutte da scoprire.
Si fa presto apprezzare da tutti per il suo tennis elegante ed intelligente, agevolato dalle sue valide capacità fisiche e da una certa incontrollabile frenesia, che caratterizza anche la sua personalità.
Gli ammiratori rimangono affascinati dal suo gioco equilibrato, misurato ma al tempo stesso molto energico e soprattutto scandito da precise geometrie che Silvana disegna abilmente sul campo. C’è chi definisce il suo tennis rotondo e paziente, ma al tempo stesso tutti le riconoscono una grande forza che – a volte – si può fare addirittura inarrestabile.
Rimanendo in tema di velocità, Silvana oltre che come Minnie è nota anche come la Regina dei Treni, per la sua abitudine di raggiungere le località di gioco in vagone letto: non lo fa per spocchia, per riservatezza o per chissà quale altra bizzarra ragione. Vi è costretta per un’invincibile timore di volare, lo stesso che la costringe al ritiro nel 1964 per l’inevitabile incapacità di affrontare un tennis sempre più movimentato e internazionale, fatto per lo più di lunghi voli e traversate oceaniche.
Ciò nonostante, durante i suoi anni di gioco, Silvana Lazzarino ha ampiamente già svolto il suo dovere, ha interpretato il suo ruolo alla perfezione ed è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante nella storia del tennis femminile italiano ed internazionale. È stata infatti una pochissime tenniste italiane ad aver raggiunto una semifinale in un torneo del Grande Slam, nel 1954, agli Open di Francia.
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