Il cinema si consolida come forma di intrattenimento popolare e si avvia a raggiungere un numero sempre più elevato di persone, grazie alla nascita dei primi grandi studi di produzione e al lavoro pionieristico di celebri registi, i quali lasceranno tracce indelebili nella storia di questa nuova forma d’arte.
In questo secondo decennio del Novecento, al contrario delle principali industrie europee, Hollywood riesce a sopravvivere al trauma bellico e persino a raggiungere uno stato di equilibrio che verrà garantito negli anni a venire. Dal 1916 in poi, infatti, gi Stati Uniti si affermano come i principali produttori di film del mondo, superando in questo senso l’Italia, la Francia e la Danimarca, piegate dal dissesto del primo dopoguerra, e la Gran Bretagna, che pure tenta di avviare in questo frangente attività sperimentali autonome.
Solo poche realtà, come la Russia, la Germania o la Svezia, cercano – nonostante le difficoltà e il dissesto – di portare avanti la propria produzione cinematografica locale.
11) L’ASCESA DEL POTERE HOLLYWOODIANO
Passata la depressione economica dell’inizio degli anni Venti, gli Stati Uniti decidono di investire nel mercato cinematografico quantità di denaro enormi per l’epoca: le sale di proiezione si fanno sempre più affollate e l’esportazione dei prodotti hollywoodiani all’estero sempre più consistente. Durante gli anni Venti, le stesse grandi case di produzione iniziano ad acquistare e a costruire le proprie sale, per garantirsi dei canali di produzione e distribuzione autonomi e trasformare gradualmente l’industria cinematografica in un sistema a concentrazione verticale.
Tra i nomi di spicco dell’epoca, ricordiamo le cosiddette tre grandi – la Paramount, la Metro Goldwyn-Mayer e la Fisrt National Inc. – e le cinque piccole, ovvero la Universal, la Fox, la Producers Distributing Corporation, la Film Booking Office e la Warner Bros.
L’operato di questi seppur ancora giovani colossi porta all’espansione e al consolidamento di Hollywood. In questo periodo, nascono i primi teatri di posa in cui è finalmente possibile escludere la luce solare e girare solo con l’illuminazione artificiale, gestita e resa omogenea grazie a tre principali sorgenti luminose (key light, fill light e backlighting). Inoltre, si fanno sempre più sofisticate e realistiche le tecniche di montaggio, fondamentali per la realizzazione dei capolavori di John Ford, King Vidor o David Wark Griffith.
Film che lasciano il segno in questo periodo di grande espansione, per lo più ancora muti, sono Le due orfanelle, America e Abraham Lincoln di Griffith; Femmine folli, Rapacità, La vedova allegra e Marcia nunziale di Vor Stroheim; L’ultima risata, Faust e Aurora di Murnau.
12) LO STUDIO SYSTEM E LA GRANDE DEPRESSIONE
Passa un decennio e, al pari di tutte le altre industrie, anche quella cinematografica subisce drammaticamente l’impatto della durissima depressione economica degli anni Trenta che costringe milioni di persone alla disoccupazione e alla povertà. L’oligopolio di società di produzione che si sono unite per bloccare il mercato alla concorrenza, nonostante il recente avvento del sonoro, deve adattarsi alle inattese difficoltà.
Le società considerate minori, di serie B o poverty row – ovvero la Universal, la Columbia e la United Artist – sono costrette a ridurre bruscamente i propri investimenti.
Meno gravi, ma sempre rilevanti, sono i problemi in cui incappano le major, ovvero le società a concentrazione verticale con una propria catena di sale di proiezione e un apparato distributivo internazionale come la Paramount, la MGM, la Fox, la Warner Bros e la RKO.
Fondamentali a questo proposito si svelano i provvedimenti che il presidente americano Roosevelt indice in sostegno dell’economia, e quindi anche delle arti, sotto il controllo della Work Progress Administration fondata ad hoc nel 1935.
Nel giro di un decennio, nell’industria cinematografica come nelle altre, si verifica una ripresa lenta ma consistente: la ricrescita della produzione va gradualmente ad assorbire la forza lavoro rimasta ferma e a un boom alimentato da una inattesa impennata dell’affluenza degli spettatori. Forse un effetto della difficoltà del periodo, che spinge i cittadini in difficoltà in cerca di sogni al buio della sala di proiezione? È una riflessione su cui vale la pena di soffermarsi, vista ad esempio il ritorno in auge nelle sale cinematografiche – d’Italia e del mondo – del genere comico e comedy a cui stiamo assistendo in questo momento di crisi.
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