Non sarà sicuramente facile governare il Paese che sembra essere rimasto orfano di un leaderdurante questo periodo di transizione, vista l’assenza (momentanea) dalla scena politica di Renzi e le turbolenze interne al M5S dovute al caso Marra. Ma tralasciando le questioni più meramente politiche, il nuovo governo dovrà affrontare sin da subito grandi problematiche.
Lacrisi delle banche
Le banche italiane, si sa, sono in crisi da tempo. Da inizio 2016 il settore bancario italiano ha avuto un ulteriore tracollo. La situazione evidenziata dagli stress test estivi non era apocalittica, ma la Montepaschi di Siena affossava tutto il settore. Prima di natale il neonato governo ha varato un piano di salvataggio pubblico per le banche italiane, erogando 20 mld di liquidità per andare in soccorso all’intero settore. Dopo i fallimenti da parte dell’istituto senese nella ricerca di fondi per la ricapitalizzazione sul mercato, il Tesoro è dovuto intervenire per bloccare l’emorragia. E in un contesto in cui, a detta del ministro dell’economia Padoan, “ridurre il rapporto debito/Pil è uno degli obiettivi fondamentali del governo italiano insieme con l’impegno a ridurre il deficit” questa misura può essere sanguinosa, seppur necessaria. Per far fronte a questo sforzo economico, dunque, il governo sarà costretto a tagliare la spesa pubblica o ad alzare le tasse (si parla già di un aumento dell’IVA al 25%), il che di sicuro non rappresenta nel breve periodo un volano per l’economia.
Lavoro
Il neo governo non potrà sorridere nemmeno sul fronte del lavoro. Dopo le ultime uscite infelici del riconfermato ministro Giuliano Poletti, l’evidenza dei fatti non può di certo far trascorrere un sereno inizio del 2017 a Palazzo Chigi. Il fenomeno dei voucher preoccupa soprattutto a sinistra per il suo uso e abuso. Il capo del governo ha garantito che il fenomeno verrà corretto, grazie anche alle forti pressioni interne al Pd. L’uso dei voucher, in effetti, andrebbe regolarizzato per permetterne l’utilizzo per retribuire solo ed esclusivamente il lavoro occasionale. Un’altra crisi, inoltre, preoccupa il governo: il crollo di Almaviva continua a fare preoccupare le migliaia di dipendenti italiani del gruppo. In questi giorni lo stabilimento di Roma è stato chiuso e 1666 dipendenti sono stati licenziati: anche questa vicenda impensierisce il ministro del Lavoro e l’intero governo. Ma non è tutto: nel terzo trimestre del 2016, secondo le note diffuse dall’Istat (qui e qui), è calata la fiducia delle imprese di oltre 1 punto e il lavoro diminuisce per gli under 35 di 55mila occupati. Entrambi i dati indicano una situazione negativa e da correggere al più presto, per evitare che l’allarme si possa tramutare in una piccola recessione.
Legge elettorale
Tornando alle tematiche meramente istituzionali, va menzionata la necessità del rinnovo della legge elettorale. Dopo il secco no al referendum costituzionale, la legge elettorale detta “Italicum” non è più adatta al sistema politico italiano. Se è vero che un sistema più maggioritario rispecchia maggiormente sia le necessità della politica odierna sia la necessità di stabilità dei governi, è altrettanto vero che leggi di questo genere si prestano meglio a un sistema monocamerale (o con bicameralismo asimmetrico) che ad uno con bicameralismo paritario. Sarà compito di questa legislatura produrre una nuova legge elettorale vista la dichiarata incostituzionalità di quella precedente (il porcellum). Il governo, però, a detta del premier non vuole interferire in questa dialettica, che deve rimanere di prerogativa parlamentare anche per via delle forti divergenze presenti all’interno della squadra di governo sul tema.