Vista la vastità dell’argomento trattato, il team di HumanEuropeCapital ha pensato di pubblicare l’articolo a capitoli con scadenza regolare.
3.3 Danimarca
La produzione danese di petrolio è una delle più consistenti in Europa, con una crescita pressoché lineare dal 1990 al 2004 – anno in cui ha raggiunto il suo massimo in valore assoluto – e con un calo ragguardevole (-57,79%) dal 2004 al 2014.
Le importazioni mostrano un andamento discendente dal 1996 al 2007, per poi crescere fino al 2014 con una variazione del +93,36%, in concomitanza temporale quasi perfetta con il calo delle produzioni di greggio.
Il consumo energetico è sostanzialmente cresciuto fino al 2007, per poi crollare negli ultimi anni; si può osservare una correlazione inversa percentuale del 50% tra produzione e importazioni, ma soprattutto, guardando ai valori assoluti di queste due variabili, possiamo notare che nel periodo che va dal 1997 al 2014 i Mtoe di greggio prodotti sul suolo danese hanno superato di molto le quantità importate. La Danimarca è infatti un importante esportatore di prodotti petroliferi, motivo per il quale risulta avere una dipendenza energetica dal greggio molto bassa o addirittura negativa – situazione che si osserva quando le esportazioni e le produzioni superano le importazioni. A partire dal 2004 la dipendenza petrolifera è aumentata, in corrispondenza della contrazione della produzione di greggio; tuttavia, si attesta in media su un valore percentuale del -36,02% nel periodo 1990-2014 (rielaborazione da dati Eurostat).
La Danimarca, oltre a produrre un quantitativo considerevole di petrolio, crea energia da gas (che consiste nel 25,84% della produzione energetica danese del 2014), biomasse e rifiuti (14,63% del totale interno) ed energia solare, eolica o marina (7,53% della produzione complessiva). Quest’ultime forme di energia sono presenti nel paese in maniera significativa già a partire dal 1985.
3.4 Finlandia
La produzione finlandese di greggio è stata nulla fino al 1996; è dunque cresciuta incessantemente per la durata di dieci anni, per poi crollare nel biennio 2007-2008. Nel 2009 presenta un forte incremento, pari al +400%, per poi attenuarsi e attestarsi su valori stabili.
L’import petrolifero mostra invece un trend piuttosto incostante, con delle fluttuazioni soprattutto nel periodo 1990-2006, per poi presentare una leggera diminuzione (-3,65%) nei successivi 7 anni.
Il fabbisogno energetico finlandese presenta una crescita pressoché costante fino al 2004 (+17,11%), raggiunge il suo massimo nel 2007 per poi registrare un crollo nel biennio immediatamente successivo (-9,62%). Considerando la forte correlazione diretta tra importazioni e consumo nazionale finale – pari all’89,28% – e il fatto che nell’arco temporale 1996-2014 le produzioni finlandesi coprono mediamente lo 0,33% del fabbisogno energetico domestico, possiamo ragionevolmente asserire che la Finlandia dipende in forte misura dal greggio: il valore medio della dipendenza petrolifera è infatti del 98,18% (rielaborazione da dati Eurostat).
La Finlandia, data la sua elevata dipendenza petrolifera, cerca di diversificare la sua produzione energetica: il 67,61% del fabbisogno energetico del 2014 era coperto da fonti di origine non fossile. Dal 1977, la Finlandia ha attivato due centrali elettronucleari, che attualmente presentano quattro reattori funzionanti all’attivo; il nucleare risulta essere una fonte di energia molto importante per la nazione, costituendo infatti il 33,68% della produzione energetica del 2014. A partire dal 2000, il paese ha avviato una consistente produzione di energia rinnovabile (eolica, solare, marina), che in quattordici anni è passata da un valore iniziale di 0,01 Mtoe ad uno di 0,10 Mtoe (+900%).
3.5 Francia
La produzione francese di greggio mostra un andamento decrescente in tutto l’arco temporale considerato, con un calo del 74,29% in 25 anni.
Le importazioni nazionali presentano invece un trend crescente dal 1990 al 1998, anno in cui viene raggiunto il picco massimo di tutto il periodo temporale, con una crescita percentuale del 19,42%. Dopo un periodo di fluttuazione, tra il 2003 e il 2007 l’import cala debolmente del 4,92%; l’anno seguente si segnala una crescita del 2,59%, seguito da un forte decremento percentuale di quasi 35 unità nell’intervallo temporale 2008-2014.
Il fabbisogno energetico domestico presenta invece forti oscillazioni in tutto il periodo di riferimento, ma tendenzialmente è possibile segnalare un aumento del 13,14% nel periodo 1994-2001, per poi registrare una sostanziale discesa dei consumi nazionali, con una diminuzione percentuale di 12,75 unità. La forte correlazione diretta esistente tra import di greggio e utilizzo finale dell’energia – che si attesta sull’89% se calcolata a partire dal 2001 – considerata unitamente ad un inesorabile calo della produzione petrolifera, fa constatare un’elevata dipendenza dello stato francese verso il prodotto in questione. La dipendenza petrolifera si registra infatti su livelli medi del 97,79% nel periodo di riferimento (rielaborazione da dati Eurostat).
La Francia, nonostante l’elevata dipendenza dal greggio, mostra invece una forte indipendenza energetica, soprattutto grazie a 19 centrali elettronucleari dislocate sul territorio che contano complessivamente 58 reattori attualmente operativi: nel 2014, l’energia proveniente da fonti nucleari costituiva l’82,99% della produzione energetica nazionale e copriva il 76,93% dei consumi finali totali. L’ingente quantità di energia nucleare prodotta, congiuntamente ad un basso costo dell’elettricità, portano la Francia ad essere il primo esportatore netto di elettricità al mondo. Le crisi petrolifere dei primi anni ’70 hanno spinto questo paese alla costruzione di numerose centrali elettronucleari, al fine di raggiungere l’indipendenza energetica; nella metà del 2010, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha invece esortato la Francia ad assumere un ruolo strategico come fornitore di energia a basso costo e a basse emissioni di carbonio per il carico di base di potenza per l’Europa. Le energie rinnovabili (energia solare, eolica e marina) compaiono invece già dal 1974.
3.6 Germania
La produzione tedesca di greggio mostra una tendenza negativa nell’intervallo 1990-1999, con una variazione del -27,66%, per poi risalire ad un tasso del +35,29% fino al 2005. Segue un anno in cui la produzione permane stazionaria e raggiunge il massimo livello di tutto il periodo di riferimento; dal 2006 al 2010 si osserva un picco nell’estrazione di petrolio, con un calo del 28,26%. Dopo un una lieve risalita, si riscontra una discesa dell’11,43% dal 2011 al 2014, anno in cui raggiunge il suo minimo.
Dai dati sulle importazioni petrolifere si rileva invece una generale crescita nell’arco temporale che va dal 1990 al 2005 – anno, quest’ultimo, in cui l’import tocca il suo massimo – con un incremento percentuale di 28,14 unità. Nelle sei seguenti annualità si osserva invece un trend negativo, con una variazione del -19,79%; successivamente si registra un anno di risalita dell’import, per poi decrescere nuovamente ad un tasso del -4,3%.
I consumi nazionali finali presentano un andamento altalenante, tuttavia si può notare un loro decremento del 4,65% nel periodo che va dal 1990 al 1994; segue un biennio di crescita in cui il fabbisogno energetico raggiunge il suo massimo, per poi registrare un lieve calo del 4,75% fino al 2005. A partire da quest’anno, si possono notare delle forti oscillazioni nei livelli di consumo, che complessivamente si riducono nel 7,84% fino al 2014. La produzione e l’importazione di petrolio non sembrano seguire l’andamento dei consumi – presentano infatti una correlazione con il fabbisogno energetico rispettivamente del 23 e del 28%; tuttavia, durante tutto il periodo considerato, le estrazioni di greggio coprono in media solamente l’1,68% dei consumi finali. Di conseguenza, anche la Germania registra una forte dipendenza dal petrolio, con un valore medio del 96,17% (rielaborazione da dati Eurostat).
Il paese perciò cerca di diversificare la sua produzione energetica, al fine di ridurre la sua dipendenza dal greggio: le sue produzioni più consistenti provengono dal carbone, dal nucleare e da biomasse. Nel 2014, il carbone ha costituito il 36,81% della produzione energetica complessiva, mentre si è prodotto il 54,84% dell’energia totale da fonti non fossili. Pur essendo una componente costituente della produzione energetica complessiva, la Germania ha deciso di dismettere entro il 2022 tutti i nove reattori attualmente dislocati sul territorio nazionale. Al contrario, lo stato tedesco punta sempre di più sulle energie rinnovabili, presenti nel paese fin dal 1993.
3.7 Grecia
La produzione petrolifera greca cala notevolmente nell’arco di tempo che va dal 1990 al 1999: qui raggiunge il minimo, dopo aver subito un decremento percentuale di 98,81 unità. Con l’aprirsi del nuovo millennio, risale con una variazione di 2500 punti percentuali, per poi decrescere del 76,92%; in questi 14 anni la produzione si è attestata in media su un valore di 0,11 Mtoe.
Le importazioni, pur con una fluttuazione al rialzo nel 1992 e due al ribasso nel 1999 e nel 2005, presentano un aumento del 41,63% nell’intervallo 1990-2007. Nei successivi quattro anni si registra un calo del 19,34%, seguito da un incremento di 40,56 punti percentuali dal 2011 al 2014.
I consumi finali nazionali sono invece cresciuti in maniera costante dal 1990 al 2007, anno in cui il fabbisogno energetico ha raggiunto il suo picco massimo. Dopo questo rialzo di 50,34 punti percentuali, i consumi hanno subito una forte contrazione nei successivi sei anni, con una variazione al ribasso del 29,91%. Nonostante il leggero rialzo registrato nel 2014 (+1,24%), possiamo osservare un calo repentino ed intenso del fabbisogno energetico nazionale: malgrado questo fatto, possiamo constatare che la produzione di greggio è passata dal coprire il 5,79% dei consumi nazionali del 1990 a coprirne solamente lo 0,39% nel 2014. La dipendenza petrolifera greca risulta molto elevata, considerando che nei 25 anni di riferimento il greggio ha coperto mediamente l’1,61% dei consumi: l’indice di dipendenza si attesta infatti su un valore medio di 98,47% nel periodo 1990-2014 (rielaborazione da dati Eurostat).
La Grecia si affida ancora molto alle fonti fossili, considerando che petrolio, carbone e gas costituiscono insieme il 73,3% della produzione energetica nazionale. Le energie rinnovabili compaiono nel paese a partire dal 1989, e di ancora più recente diffusione è la produzione di energia geotermica, che fa il suo ingresso nello stato solamente nel 2004. Le energie derivanti da fonti non fossili risultano invece pari al 26,7% della produzione totale, e coprono il 15,19% del fabbisogno energetico nazionale.
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