Come evidenziato dallo studio sui mega eventi dell’istituto di ricerca Euler Hermes Economics, l’impatto macroeconomico nel lungo periodo sui paesi ospitanti è forte. Sono tanti gli effetti che incidono sul quadro macroeconomico del Paese ospitante, che si trova a dover fronteggiare enormi costi nel periodo successivo alla realizzazione dell’evento. Costi oltremodo elevati laddove è forte la piaga della corruzione. Un primo pericolo, e forse quello più devastante, è quello legato alla spesa pubblica: spesso la spesa prevista per la realizzazione dei mega eventi sportivi è di gran lunga inferiore ai costi realmente sostenuti. Questo porta ad un drammatico aumento della fetta di bilancio occupata dalla spesa per la realizzazione dell’evento, con buona grazia degli industriali. Infatti, mentre il settore industriale può beneficiare di questo boom, sono tutti gli altri settori che vedranno parte della spesa prevista per il loro sviluppo/mantenimento tagliata per far fronte a questo tipo di emergenza. Caso emblematico di questa problematica sono i Giochi olimpici di Atene 2004. È sotto gli occhi tutti la situazione greca che, sia chiaro, non è dovuta solo alla realizzazione delle Olimpiadi, ma da lì parte: dopo una spesa pazza per la realizzazione dei giochi, infatti, il governo greco dovette richiedere l’aiuto dell’UE per risanare i propri conti visto un incremento del deficit spropositato (più del 6% del Pil, il doppio rispetto ai canoni previsti da Maastricht) con le nefaste conseguenze di cui oggi possiamo prendere atto. Comune a tutte le Olimpiadi, invece, è il fenomeno delle “cattedrali nel deserto” o, come vengono chiamati in campo internazionale, dei white elephants. Si tratta di strutture costruite ad hoc per i mega eventi sportivi, ma che poi non trovano modo di essere riutilizzate.
Numerosi sono i casi da cui si potrebbe prendere spunto (in Grecia secondo il Daily Mail 21 stadi su 22 non sono mai stati riutilizzati dopo le Olimpiadi), soprattutto dagli ultimi Mondiali di calcio tenutisi in Brasile. Due sono invece i casi opposti molto recenti, tra cui si annovera uno italiano. Il Pala Alpitour di Torino, per esempio, è stato costruito per le Olimpiadi invernali del 2006: da allora, grazie ad una capienza di oltre 18mila posti, ospita sempre grandi eventi dello spettacolo ed è il palazzetto di casa della squadra di basket della città, la Manital Torino che milita in seria A. Un circolo virtuoso di riutilizzo di impianti sportivi, come accade anche a Soci: qui il villaggio olimpico è attraversato da una pista da Gran Premio di Formula 1, che rende lo scenario della corsa unico in tutto il mondo. Tra le pagine scritte dal team di ricerca guidato da Ludovic Subran si può notare anche come sia stato indagato il dato riguardante l’inflazione: quest’ultima è in costante crescita nei paesi ospitanti e ovviamente maggiore del tasso calcolato in assenza degli eventi in questione con picchi di differenza di più dello 0.7%.
Di contro, però, secondo gran parte degli studiosi nel breve periodo gli effetti sarebbero più che benefici. Innanzitutto non si tratterebbe solo del periodo di svolgimento della manifestazione, ma tra i periodi “rosa” legati ai grandi eventi vanno annoverati anche quelli riguardanti la decisione di candidarsi come paese ospitante e la selezione del paese stesso: questi eventi classificati come news shock, secondo un paper di Bruckner e Pappa (rispettivamente dell’università di Singapore e di Barcelona), farebbero aumentare gli investimenti sul territorio. Per quanto riguarda gli altri aspetti del beneficio, esso può essere sia economico (con un aumento del turismo, lavoro a breve/medio termine e investimenti esteri) che non. Infatti è possibile che un Paese voglia organizzare nel proprio territorio un mega evento con lo scopo di accrescere la propria reputazione internazionale. È questo il caso dei paesi emergenti, che vogliono mostrare la propria forza in tutto il mondo anche tramite le grandi manifestazioni sportive (vedi Brasile, Sud Africa, Giappone, solo per citarne alcuni). L’organizzazione di mega eventi, infine, contribuirebbe ad evidenziare le debolezze dei sistemi economici di uno stato, garantendo la possibilità di correggerli.
Alla vigilia degli europei francesi e delle Olimpiadi che si terranno a Rio quest’estate, considerazioni di carattere economico vanno indubbiamente fatte, anche se di sicuro non si può intervenire su eventi così vicini. Le caratteristiche dei grandi eventi sportivi, che possono sia funzionare da volano che da distruttore per l’economia, sono state ben comprese dal Qatar che ospiterà i mondiali del 2022. Lo stato arabo ha richiesto alla FIFA, però, di diminuire il numero degli impianti da costruire da 12 a 9 tentando di razionalizzare la portata di un evento che in Qatar potrebbe essere devastante. Forse, piano piano, si sta imparando la lezione.
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