La vita dell'autore
Jean-Baptiste Say, chi era costui? Al di là della citazione di memoria Manzoniana, quando parliamo di questo autore francese ci troviamo spiazzati dalla polivalenza del suo raggio d’azione. Dapprima attuario (durante la rivoluzione), poi militare in quel di Valmy, giornalista a tempo perso, insegnante ed infine responsabile politico di ben poco successo. In sintesi, potremmo definirlo un moderno d’altri tempi (fu persino drammaturgo, sempre a tempo perso)....
Tuttavia, la passione più grande di questo autore fu e rimase per tutta la sua esistenza, l’economia. Figlio di un commerciante di cotone, volle ripercorrere le gesta del padre e quale modo migliore per farlo se non quello di studiare l’economia e comprenderne i meccanismi decisionali?!
Messa giù così, ne risulta una visione riduttiva del personaggio. Siamo pur sempre dinanzi ad uno dei creatori dell’Ècole Spéciale de commerce et d’industrie (che nomi altisonanti che hanno i francesi…). Eppure, l’ossessione per l’imprenditoria lo inseguirà per gran parte della sua esistenza portandolo a fondare e gestire in prima persona una fabbrica tessile nel Nord della Francia. Il tentativo andò male e Say dovette ritirarsi e condurre una vita accademica per scongiurare il pericolo di una vita in miseria.
Una cosa è certa: se gli avessero proposto di diventare cittadino inglese in cambio della propria anima, probabilmente Gian Battista avrebbe accettato di buon grado, incarnando la figura letteraria tedesca del dottor Faust.
Non stiamo esagerando; a quel tempo gli economisti britannici (inglesi e scozzesi in particolare) erano considerati il “non plus ultra” dell’economia mondiale, al punto che essere economista originario di un’altra nazione era considerato come un limite insormontabile. Jean-Baptiste Say, pur sognando un passaporto scozzese e una fuga mattutina in quel di Glasgow, non si perse d’animo e diventò il primo grande economista di origine francese!
La legge degli sbocchi
In effetti, il suo unico contributo degno di nota fu proprio la legge dell’offerta, o “Legge degli sbocchi”. Ora, per quanti conoscono anche solo limitatamente la teoria di Keynes (un economista di fama internazionale, vivrà circa un secolo dopo Say) e la sua legge della domanda ciò che Say tentò di dimostrare era roba da far rivoltare nella tomba John Maynard. Se l’uno (Keynes) poneva nella domanda l’origine e la natura stessa del mercato, l’altro affermava l’esatto contrario e cioè che fosse “l’offerta a generare la propria domanda” e a sua volta la domanda era infinita. Secondo il francese, ogni bene o servizio messo sul mercato avrebbe trovato necessariamente un acquirente per il semplice fatto che fosse messo sul mercato. Le ragioni alla base di questa teoria erano fondamentalmente due:
1)l’appetito umano in fatto di bisogni, piaceri, oggetti (principalmente quelli inutili…) è senza limiti (da qui le ragioni di una domanda infinita);
2)il costo del bene venduto va a costituire le entrate di un altro attore economico. Le ragioni stesse del mercato si baserebbero sul principio secondo il quale l’offerta viene di per sé soddisfatta. Senza questo assunto, nei fatti, il mercato non sussisterebbe (pare un contorto ragionamento “per assurdo”...)
Non sfugga un’implicazione importante della teoria; se l’offerta è sempre soddisfatta in misura 1:1 dalla domanda di beni e servizi questo significa che ogni unità aggiuntiva prodotta viene comunque acquistata da qualcuno, eliminando alla radice il concetto di “Crisi di sovrapproduzione” (“Adamo” Smith approva, “Tommaso” Malthus meno…).
La “toppa” dell’economista
A titolo personale, mi sento molto vicino a Jean-Baptiste Say...anche lui è riuscito nell’impresa di farsi criticare da quasi tutti quelli che lo hanno ascoltato. Naturalmente sto scherzando, io non posso vantare una simile sfera di antagonisti, Say invece sì (suo malgrado). Dove sta l’inganno, secondo gli economisti suoi contemporanei? Molto semplice: per Say, la piena occupazione presupponeva che il risparmio venisse totalmente reinvestito e generasse ulteriore produzione. Non ci vuole uno scienziato nucleare per comprendere l’assurdità di questa teoria. Immaginate che vi diano 80£ da utilizzare a vostro piacimento, è molto probabile che la vostra scelta sarà quella di mettere da parte una quantità X di questi in modo da risparmiare per futuri tempi di crisi, a maggior ragione in uno stato di risparmiatori e in un momento di crisi come quello attuale (faccia perplessa di Renzi al seguito...)!
Inoltre, gli economisti moderni e il semplice buon senso fanno notare come la moneta giochi un ruolo chiave nei meccanismi economici. Esempio: Potremmo anche riuscire a vendere un articolo di HEC su ebay (eventualità alquanto improbabile) ma se il prezzo aumentasse il giorno successivo del 30% è ragionevole pensare che quella copia rimarrebbe l’unica venduta di qui all’eternità.
Ergo, Say non ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’economia. Tuttavia, l’autore francese è riuscito nel suo intento principale e cioè quello di farsi ricordare ai posteri. Conoscendo il personaggio, sarà senz’altro soddisfatto della visibilità che HEC gli sta offrendo...
Fonti:
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