Quanti dei nostri concittadini hanno avuto consapevolezza di chi andavano a eleggere? Un’ideologia, una persona, un programma? E soprattutto: quanti di noi sanno quale sarà effettivamente la posizione occupata dagli eletti?
In un Paese in cui la politica è talkshow, la risposta televisiva agli apparenti problemi di un popolo, la gente non sa neanche quale sia il potere che ha in mano.
La nostra Costituzione prevede il grande privilegio, conquistato dalle generazioni precedenti, della democrazia. Il popolo ha il sacro potere di eleggere il potere legislativo, ossia i soggetti che compongono il Parlamento e che, in nome del popolo italiano, costruiscono un sistema di diritto e controllano il potere esecutivo, il Governo. Per farlo, però, è nostro compito costruire un Parlamento che possa sostenere delle scelte, che possa creare una maggioranza a sostegno del potere esecutivo.
Da anni, ormai, non siamo più capaci di farlo, non conosciamo il nostro potere e i nostri diritti. Si è costruita una realtà in cui la politica non è più il mezzo di espressione della guida di un popolo, ma solo qualcosa di cui discutere su FB, aggredendo quel parlamentare o quel ministro, senza avere idea di quale possa essere la loro incidenza sulle nostre vite.
E il risultato è palese: da anni nessuna forza politica riesce ad arrivare ad una vera e propria maggioranza, nessuno riesce a concludere una legislatura senza che il popolo sia insoddisfatto dal primo giorno.
Prima del Rosatellum, la legge elettorale italiana prevedeva che venisse assegnato un premio di maggioranza alla coalizione o al partito vincente in termini relativi.
Ad oggi, che questo premio non esiste più, l’assegnazione dei seggi ha portato ad un disegno Parlamentare diviso in tre parti dove nessuno ne è uscito realmente vincitore.
Analizzando i dati, vediamo come risulti che il partito che ha preso più voti sia il Movimento 5 Stelle, con circa il 30%, seguito dal PD, circa il 18%, dalla Lega (17%) e Forza Italia (14%). Questi i singoli risultati, in cui si evince come nessuno abbia davvero vinto. Se non che, il CDX, analizzato come coalizione, con l’addizione quindi di Fratelli d’Italia (4%) e Noi con l’Italia, riesce a raggiungere uno scarso 40%.
L’assegnazione dei seggi è avvenuta tenendo conto di questi risultati, in maniera marcatamente proporzionale, senza il raggiungimento della maggioranza assoluta (51%) da parte di nessuno.
Escludendo quelli che sono i voti degli italiani all’estero, i numeri delle poltrone aggiudicate da ciascun partito sono i seguenti.
Alla Camera dei Deputati:
• 221 seggi al Movimento 5 Stelle, di cui 133 eletti col proporzionale e 88 con l’uninominale.
• 260 seggi al Centro Destra, di cui 109 con l’uninominale. Nella quota proporzionale, 73 seggi sono stati ascritti alla Lega, 59 a Forza Italia e 19 a Fratelli d’Italia.
• Il Centro Sinistra avrà 112 seggi, di cui 2 a SVP, il resto al PD. 24 relativi ai collegi uninominali e 86 alla quota proporzionale.
• Infine, Liberi e Uguali si è aggiudicato 14 seggi, tutti al proporzionale.
Al Senato della Repubblica:
• Al Movimento 5 Stelle vanno 112 poltrone, di cui 44 assegnati con l’uninominale e 68 col proporzionale.
• Il Centro Destra avrà 135 seggi, di cui 58 eletti con l’uninominale, mentre la quota proporzionale assegna 37 seggi alla Lega, 33 a Forza Italia, 7 a Fratelli d’Italia.
• Il Centro Sinistra entra in Senato con 57 seggi.
• Liberi e Uguali ha ottenuto 4 seggi.
I risultati non sono ancora del tutto completi, in quanto dei seggi assegnati al singolo partito o alla coalizione non tutti hanno già un nome corrispondente.
Per conoscere i nomi di tutti gli eletti, bisognerà attenderne la proclamazione, soprattutto avendo riguardo alla quota proporzionale.
È possibile però fare già qualche nome:
• Noi con l’Italia: Binetti, Tondo, Rosso, Quagliariello, Saccone e Costa eletti all'uninominale.
• Per Liberi e Uguali entrano la Boldrini, Pierluigi Bersani e Grasso. Resta sorprendentemente fuori D’Alema.
• Per il Pd ha trovato posto Matteo Renzi al Senato, insieme ad altri quali Lorenzin, Boschi, Bonino, Orfini, Franceschini, Daniela Fedeli, Andrea Orlando, Maurizio Martina e Roberta Pinotti.
• M5S, alcuni nomi quali: Andrea Cecconi, Catello Vitello, Antonio Tasso, Salvatore Caiata.
• Per il centrodestra tanti sconfitti all’uninominale, come Formigoni, che non riesce ad entrare in Parlamento con Noi con l’Italia. Stessa cosa per Vittorio Sgarbi, che però rientra grazie al proporzionale. E poi: Micaela Biancofiore, Fedriga, Giorgetti, Bitonci, Mariastella Gelmini, Ghedini, Renata Polverini.
Forse, l’unico dato positivo, è che grazie a questo nuovo sistema sono rimasti fuori tutti i piccoli partitini. Nessuna minoranza sarà dunque rappresentata e il Parlamento, nel sua netta divisione, riuscirà forse ad essere omogeneo.
Sappiamo che adesso il compito di scegliere il Presidente del Consiglio dei Ministri spetta al Presidente della Repubblica, e non sarà un compito facile. La consuetudine vuole che sia il leader della forza politica vincente. Parliamo quindi del Movimento 5 Stelle, primo partito d’Italia? O della coalizione di centrodestra, che si è aggiudicata la maggior parte delle poltrone?
Fonti
http://www.today.it/politica/elezioni/politiche-2018/eletti.html
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