Il piano nazionale di vaccinazione per il Covid-19 è iniziato ufficialmente il 27 dicembre 2020 (data in cui tutti Paesi UE hanno effettuato le prime iniezioni del vaccino) e seguirà diverse fasi, le quali sono state delineate nel Piano Strategico Vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, presentato dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, il 2 dicembre 2020, ed elaborato dal Ministero della Salute, dal Commissario Straordinario per l’Emergenza, Istituto Superiore di Sanità, Agenas e Aifa.
Il fine di tale documento è quello di presentare le linee guida delle azioni necessarie all’applicazione di un piano vaccinazione che segua degli standard uniformi e che sia funzionale al monitoraggio e alla valutazione degli obiettivi e dei risultati raggiunti durante la compagna vaccinale.
In particolare, il piano strategico, illustrando la potenziale quantità di dosi che saranno disponibili in Italia nel 2021, che si assesta a circa il 13,46% delle dosi acquisite a livello europeo, individua diverse fasi di operatività della vaccinazione.
Le fasi iniziali, date le disponibilità limitate di vaccini contro il Covid-19, saranno dedicate alla vaccinazione di categorie prioritarie, in ossequio di fondamentali principi costituzionali, quali quelli di uguaglianza e di tutela alla salute.
Le categorie identificate sono le seguenti (in grassetto la stima della numerosità dei soggetti):
- Gli operatori sanitari e sociosanitari - 1.404.037;
- Il personale e i residenti delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) - 570.287;
- Soggetti in età avanzata (inizialmente considerando solo gli over 80 - 4.442.048 -, procedendo poi con i soggetti compresi tra i 60 e i 79 anni - 13.432.005 - e soggetti con comorbilità cronica - 7.403.578).
Con l’aumento delle dosi di vaccino, si procederà alla somministrazione ad altri soggetti, iniziando da gli appartenenti a servizi essenziali (insegnati e personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri ecc.), con l’eventualità di attuare una strategia di tipo adattivo: ciò significa che rimane sempre aperta la possibilità di individuare nuove categorie di soggetti che risultino particolarmente vulnerabili alla trasmissione del virus.
L’articolazione delle diverse fasi è influenzata anche da aspetti logistici, quali il trasporto, la tipologia della catena del freddo (il vaccino deve essere sempre mantenuto al di sotto di una determinata temperatura), la necessità della fornitura di ogni elemento necessario alla vaccinazione (disinfettante, cerotti, ecc.).
La fase iniziale è tendenzialmente affidata ad una organizzazione centralizzata, ospedaliera e peri-ospedaliera, con il coinvolgimento di personale sanitario, già operativo, per un fabbisogno massimo stimato di circa ventimila persone.
Le fasi successive, susseguenti all’aumento delle dosi di vaccino disponibili, potranno essere organizzate a livello regionale e locale su larga scala, presso centri vaccinali organizzati ad hoc, fino ad arrivare ad un modello organizzativo che sia totalmente aderente alla normale filiera tradizionale delle vaccinazioni.
Per il momento, tuttavia, la vaccinazione anti Covid-19 deve necessariamente seguire delle procedure particolarmente attenzionate, soprattutto per ciò che attiene gli aspetti informativi al cittadino, la valutazione degli effetti, il monitoraggio finalizzato all’individuazione di ogni minimo segnale di rischio e all’andamento generale della diffusione dell’infezione.
Attenzione, però: con questo non si vuole propugnare l’idea che il vaccino anti Covid-19 non sia sicuro e che sarebbe meglio non farlo. Al contrario, riassumendo quelle che sono le disposizioni del Governo in materia, si vuole divulgare un’informazione che ponga in luce quanta attenzione venga data alla tutela della salute dei cittadini e l’impegno dell’Italia per uscire il prima possibile dalla situazione in cui si trova.
L’Italia, infatti, con Francia, Germania ed Olanda, è stata tra i primi Paesi a firmare tutti i contratti formalizzati dall’UE e tra i primi Paesi al mondo a “prenotare” la quantità di vaccini necessaria alla somministrazione dell’intera popolazione.
Il vaccino anti Covid-19 non può non essere considerato sicuro a causa dei tempi ridotti in cui è stato prodotto e distribuito, in quanto ogni vaccino è autorizzato dalle Autorità Competenti.
Il vaccino attualmente in distribuzione è il primo ed è stato approvato dall’EMA (Agenzia Europea per i Farmaci) il 24 dicembre 2020: si tratta del BNT162b2 (il cui nome commerciale è Comirnaty), sviluppato da BioNtech e Pfizer, somministrabile con iniezione intramuscolare. La vaccinazione richiede la somministrazione di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra. La tecnologia utilizzata si basa sull’uso dell’mRna. Nessuna mutazione genetica: il compito dell’mRna è solo quello di trasportare le istruzioni per la formazione di una proteina da una cellula all’altra. In questo caso specifico, l’Rna trasporta le informazioni necessarie alla costruzione della proteina utilizzata dal virus per attaccarsi alle cellule del nostro corpo. A questa proteina è stato dato il nome di “Spike”: una versione mutata della proteina Spike contiene degli elementi che la inducono ad assumere una particolare forma che stimola gli anticorpi neutrallizzanti.
Ogni somministrazione di un vaccino ha quindi l’effetto di stimolare la risposta del sistema immunitario di ogni soggetto qualora dovesse essere attaccato dal virus in questione.
Dai dati emersi durante le sperimentazioni è risultato che la protezione di questi vaccini sia destinata a durare qualche mese, fintanto che non saranno vaccinate larghe fasce di popolazione, al che, si può supporre, che la copertura possa arrivare fino ad un anno.
Nel nostro Paese, la vaccinazione è gratuita per ogni cittadino e, seppur con tempistiche diverse, garantita ed effettuabile a tutti, pur non essendo obbligatoria.
Lo scopo non è quello di arrestare immediatamente la pandemia in atto, come per magia, ma di poter tornare gradualmente ad una vita normale, libera, probabilmente convivendo con il Covd-19, così come conviviamo con altre tipologie di infezione (es. influenza). Tutto ciò significa anche che, una volta fatto il vaccino, non sarà immediatamente possibile tornare a vivere una socialità che sia totalmente priva di limitazioni: rimarranno necessari l’utilizzo dei dispositivi di protezione (mascherine) e il rispetto delle norme di distanziamento sociale, fintanto che non sarà certo che il vaccino sia efficace non solo nel proteggere noi stessi ma anche nell’evitare la trasmissione ad altri del virus.
Ad oggi, 24/01/2021, in Italia, sono stati somministrati 1.370.449 vaccini e 93.662 sono le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi necessarie per considerare completa la vaccinazione di ogni soggetto. Il report, costantemente aggiornato, è presente su https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/ .
Negli ultimi giorni, però, sembra essere sorto un problema di adempimento contrattuale da parte Pfizer, in quanto la società farmaceutica potrebbe non riuscire a “consegnare” tutte le dosi pattuite. Per l’Italia si tratterebbe di un calo ipotetico da 8 milioni a 3,4 milioni di dosi, al momento. Il rischio non è sicuramente trascurabile. L’Ue ha palesato la sua ferma intenzione di far rispettare gli obblighi contrattuali, anche ricorrendo, eventualmente, a mezzi legali; nonostante questo, pare che sarà necessario riformulare il piano di vaccinazione nazionale tenendo conto di una disponibilità ridotta di dosi.
Fonti:
https://info.vaccinicovid.gov.it/
https://www.iss.it/covid19-fake-news
https://www.fondazioneveronesi.it/covid-19
https://it.wikipedia.org/wiki/Tozinameran
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