Eppure, la storia ci dice che non è sempre stato l’Occidente ad avere potere e rilievo.
Prima dei patti di pace internazionali, prima della rivoluzione industriale e, prima ancora, quando l’America non era stata scoperta, prima che l’uomo bianco iniziasse il suo cammino di prepotenza e supremazia, l’Oriente era ricco, evoluto e potente. E già nel XIV secolo questo provocò grande stupore agli italiani.
Nel 1271 circa, Marco Polo partì, insieme a suo padre, alla volta della Cina. Un viaggio durato anni, un soggiorno durato ancora di più. Partì da Venezia e ci fece ritorno circa 25 anni dopo. Quando raccontò la sua storia, quello che vide, tutti rimasero stupiti di come una società tanto lontana potesse essere così evoluta e civilizzata. (1)
Lo storico Eric L. Jones sostenne che l’impero cinese “nel XIV secolo era giunto ad un soffio dall’industrializzazione”.
All’inizio del XV secolo, la Cina aveva già la bussola, la stampa a caratteri mobili ed eccellenti capacità navali.
Tra il 1405 e il 1433, quasi un secolo prima che i portoghesi raggiungessero l’India, l’ammiraglio Zheng He guidava spedizioni verso il sud-est asiatico, l’Asia del sud, l’Asia occidentale e l’Africa orientale. (2)
Allora cosa è successo nel corso dei secoli? E che cambiamento sta subendo adesso l’economia mondiale?
La situazione economica orientale, soprattutto con riferimento a Stati importanti, quali Cina e Giappone, ha seguito una linea discendente dal 1200 fino a gli anni 50 del 900, fino ad arrestarsi completamente. Di fatti, la seconda guerra mondiale ha rappresentato la battuta d’arresto delle società cinese e giapponese. Ma, mentre il Giappone ha iniziato a rifiorire già negli anni 70, la Cina ha dovuto aspettare un po’ di più, ma ad oggi è una delle Nazioni più importanti.
Seguendo una recente comunicazione ai clienti di Viktor Shvets di Macquarie Research, vediamo come la Cina rappresentava, tra il XV e il XVI secolo, tra il 25% e il 30% dell’economia mondiale, per poi scendere al 5% dopo gli anni 50 del secolo scorso e arrivare, oggi, a circa il 17%, con una dimensione tale da poter essere paragonata alla rilevanza degli USA. Per ciò che attiene invece il PIL pro-capite, tra il 1200 e il 1300, esclusa l’Italia, la Cina era la parte più ricca del mondo, rimanendo a livelli altissimi, paragonabili a quelli britannici, fino al 1600. Da questo momento, il PIL pro-capite è calato continuamente, cominciando a risalire solo nel 1990, pur non essendo arrivato ancora ai livelli delle potenze occidentali o al livello del Giappone. (3)
Attualmente, la Cina è uno dei pochi Paesi in grado di generale un surplus economico tale da averle permesso di diventare importante anche sul piano della valuta monetaria. Nel 2015, infatti, lo yuan cinese entra nel paniere delle valute utilizzate dal Fondo monetario internazionale per il calcolo dei diritti speciali di prelievo, insieme a dollaro, euro, yen e sterlina.
Lo yuan non è convertibile, ma il suo largo utilizzo nel commercio mondiale lo rende il più grande trader al mondo, degno quindi di entrare nel paniere del Dsp. (4)
Seppur, quindi, la ricchezza media della Cina rimane ancora “arretrata”, la sua velocissima crescita, attuata negli ultimi 30 anni, la rende un interessantissimo fenomeno di sviluppo economica, politico e sociale.
Fonti:
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