Eppure, nonostante l’ottimismo, la situazione tra USA e Cina potrebbe nuovamente aggravarsi poiché in settembre si deciderà se imporre dazi all’importazione del 25% sulle merci cinesi per ulteriori 200 miliardi di dollari. Da tempo la Cina cerca di prepararsi alle probabili conseguenze congiunturali negative adottando specifiche misure sia in ambito fiscale che monetario, tra cui l’adozione di una linea più accomodante nel settore immobiliare, la riduzione dei requisiti minimi di riserve obbligatorie delle banche e il sostegno alla concessione di prestiti. Per raggiungere gli obiettivi politici ed economici, tuttavia, saranno necessari interventi più decisi nel secondo semestre 2018, come sostiene anche la Commissione per lo sviluppo e le riforme cinese.
Dall’analisi dei dati globali emerge un andamento congiunturale eterogeneo: la solida crescita negli USA compensa l’indebolimento dei dati provenienti da Europa, Giappone e alcuni Paesi emergenti. Se si esclude l’impatto evidente su alcuni indicatori del sentiment macroeconomico, le attese ripercussioni negative della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti sull’economia a livello complessivo per ora non sono visibili. Nel secondo semestre 2018, infatti, a livello globale si prevede ancora un’espansione moderatamente superiore al potenziale. Si registra inoltre un rialzo dell’inflazione mondiale, alimentato dal rincaro del petrolio e dall’accelerazione della crescita salariale (in Giappone le retribuzioni reali aumentano al ritmo più sostenuto da 21 anni). In tale contesto, prosegue la normalizzazione della politica monetaria delle principali Banche Centrali.
Dobbiamo temere “una doccia fredda” dopo le calde temperature estive? I mercati finanziari internazionali sembrano essersi adattati alle dispute commerciali in atto tra gli USA e il resto del mondo, con l’indice della volatilità sceso ai minimi da gennaio, ma al momento sembrano non avere una direzione precisa.
In ogni caso, se si verificasse un’escalation delle tensioni commerciali, i premi per il rischio, potrebbero aumentare.
Azionario europeo: +
– Nonostante il recente aumento dell‘incertezza politica (parola chiave: Italia) e il lieve peggioramento degli indicatori congiunturali, tali parametri restano ancora in linea con una crescita economica solida, diffusa e superiore al potenziale.
– Il costante aumento dell’occupazione e la crescita più sostenuta dei salari sostengono i consumi privati e potrebbero quindi determinare un nuovo rialzo dell’inflazione core.
Azionario USA: +
– L’economia USA, attraversa una fase di forte espansione ed è prossima alla piena occupazione. La situazione favorevole sul mercato del lavoro e le prospettive positive circa la crescita dei redditi influiscono sulla fiducia dei consumatori, che secondo il Conference Board in agosto ha raggiunto un nuovo massimo ciclico
– I tassi bassi e la politica monetaria espansiva della Fed hanno contribuito all‘aumento delle valutazioni dell‘azionario USA, che ora si attestano su livelli elevati. Di conseguenza, si riduce il potenziale di rendimento a lungo termine.
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