“Il racconto è presente nel mito, le leggende, le
favole, i racconti, la novella, l’epopea, la storia, la
tragedia, il dramma, la commedia, la pantomima, il
quadro […], le vetrate, il cinema, i fumetti, i fatti di
cronaca, la conversazione, ed inoltre sotto queste
forme quasi infinite, il racconto è presente in tutti i
luoghi, in tutte le società: il racconto comincia con
la storia stessa dell’umanità; non esiste, non è mai
esistito in alcun luogo un popolo senza racconti”;
(Roland Barthes)
Ogni individuo è parte di una storia, quella della sua vita che si mescola continuamente con le storie che la circondano. Si racconta per descrivere, si ascolta per conoscere, per partecipare ad un’altra realtà, quella del nostro interlocutore e magari trovare delle somiglianze che possano, perché no, fungere anche d’ausilio, da esempio. Quindi le storie insegnano, le storie trasferiscono un messaggio.
Proprio la capacità di veicolare, trasferire emozioni suscita interesse e appassiona. Ecco perché non tutte le storie coinvolgono. Come l'arte cosi anche le storie devono saper regalare qualcosa di intangibile che l'ascoltatore sappia interpretare soggettivamente. Come sostiene J. Berger “raccontiamo per lo stesso motivo per cui condividiamo informazioni: alcune narrazioni si convertono in valuta sociale”.
Ma cosa appare diverso rispetto al passato?
Risulta mutata radicalmente la modalità, che si manifesta diversa nei canali di trasmissione/fruizione a disposizione, utilizzabili anche in simultanea.
Lo storytelling, nel contesto odierno, evolve e diviene digitelling, transmedia storytelling. Si tratta di una vera rivoluzione nel modo di comunicare, di un cambiamento completo rispetto alle precedenti dinamiche comunicative aziendali. L’organizzazione aziendale si trova in una posizione di confine, così come ci suggerisce il Fontana, in cui si attraversano più pratiche discorsive e in cui si ricoprono più ruoli nello stesso tempo.
La narrazione al tempo dei social media non è più controllata dal narratore, ma diviene co-gestita. Lo sviluppo del flusso narrativo dipende dalle continue interazioni tra i soggetti coinvolti e l’interattore, come dice H. Jenksi, guru del transmedia storytelling, può non soltanto ascoltare, ma anche reagire.
In ogni caso, “VUOLE” partecipare, collaborare.
A livello corporate, quindi, lo storytelling é uno strumento tramite cui creare un legame, è uno strumento di governance, di marketing, è uno strumento di analisi che non può prescindere da un attento ascolto, dallo storylistening.