La così detta “ora legale” è quindi lo spostamento in avanti di un’ora dell’orario – dalle 2 alle 3 del mattino – con il quale si abbandona l’orario invernale che segue il naturale ciclo solare di ore diurne/notturne e che avviene, convenzionalmente, durante l’ultima domenica di marzo.
In Italia, tale sistema è in vigore dal 1916, mentre in tutta Europa tale convenzione è in vigore solo dal 1996.
I vantaggi dell’adozione dell’ora legale durante il periodo estivo risiedono principalmente nell’ambito economico/energetico: si stima, infatti, che l’aver un’ora in più di luce alla sera abbia portato, almeno in Italia, ad un risparmio superiore a 6 miliardi di kilowattora nel periodo che va dal 2004 al 2012, con un risparmio di circa 900 milioni di euro.
Pare però che i vantaggi economici non siano universalmente ritenuti rilevanti e c’è chi, piuttosto, sottolinea quelli che potrebbero essere i danni per la salute apportati dalla perdita di un’ora di sonno, quali problemi cardiaci o insonnia; anche se il rischio che tali problemi si sviluppino in un soggetto diminuisce drasticamente dopo qualche giorno dal cambiamento di orario.
Abolizione del cambiamento dell’ora in Europa. Già da qualche mese, si vocifera in merito alla possibilità dell’abolizione del cambiamento dell’orario che, ad oggi, secondo il protocollo europeo, avviene due volte all’anno, ossia l’ultima domenica di marzo e l’ultima domenica d’ottobre.
Tra luglio e agosto 2018 vi è stata una consultazione online che ha permesso ai cittadini europei di esprimersi sull’argomento: l’84% pare favorevole all’abbandono dell’attuale protocollo.
Le opinioni sono diversamente “stanziate” sul territorio: ovviamente, i Paesi più a Nord non risultano particolarmente avvantaggiati in estate, quando viene adottata l’ora legale, in quanto il Sole tramonta comunque più tardi lì piuttosto che a Sud.
La proposta della Commissione Europea, però, non è un’abolizione definitiva dell’ora legale, ma, semplicemente, l’adozione di un unico orario che permanga durante tutto il corso dell’anno senza dover ovviare al cambiamento, con la possibilità per i singoli Paesi di scegliere a quale convenzione adattarsi.
Certamente della questione si continuerà ancora a parlare e a discuterne in sede europea, ma in ogni caso il cambiamento non potrà avvenire in maniera repentina: l’obbligo di adattarsi alla scelta dell’UE pare debba scattare dal 2021.
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