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01 Giu 2018

La decisione di Mattarella sulla mancata nomina del governo Conte. Una scelta legittima?

Scritto da

Il 27 Maggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rifiuta di nominare i ministri a lui indicati dal Presidente del Consiglio in pectore Giuseppe Conte. L’azione di Mattarella è apparsa agli occhi di molti al limite della legalità, e presto sulla faccenda è scoppiato un grande dibattito, come al solito meraviglisamente dominato da disinformazione e arroganza. Proviamo a fare chiarezza sulla situazione.

Nella fattispecie, diciamo subito che nel ritirare l'incarico a Conte, Mattarella ha esercitato semplicemente il suo potere (come sancito da questo benedetto articolo 92 della Costituzione di cui tutti parlano), ciononostante le motivazioni che l’hanno spinto ad esercitare questa azione vanno oltre quello che dovrebbe essere il ruolo del (politicamente neutro) garante della Costituzione Italiana. Questo punto è chiaro dal momento che Mattarella nel suo discorso del 27 Maggio afferma: “L'incertezza sulla nostra posizione nell'euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende", "Quella dell'adesione all'Euro è una scelta di importanza fondamentale per le prospettive del nostro Paese". Queste considerazioni, che vengano o meno condivise, sono di carattere squisitamente politico e prescindono a detta dei più il ruolo del Presidente della Repubblica.

Dal discorso del 27 Maggio del Presidente della Repubblica, emerge con lucida chiarezza la sua paura nei confronti di un ministro dell'economia euroscettico, che avrebbe portato l'Italia fuori dall'euro e avrebbe di conseguenza causato una forte crisi economica; per evitare un indebolimento economiico del paese Mattarella ha quindi rifiutato di apporre la nomina ufficiale. Per usare le parole del Capo di Stato:"  Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell'Economia", poi continua dicendo "Ho chiesto, per quel ministero, l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, che  [...]  non sia visto come sostenitore di una linea che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell'Italia dall'euro"

In risposta a quanto dichiarato dal Presidente nel suo discorso del 27 Maggio, possiamo osservare che l’azione di Mattarella avrebbe piena ragion d’essere se la seguente catena di implicazioni fosse realizzata: Savona Ministro dell’Economia IMPLICA Italia fuori da euro; Italia fuori dall’euro IMPLICA italiani poveri; Italiani poveri IMPLICA che il Capo di Stato debba intervenire. Di fatto nessuna di questa implicazione è necessaria dal momento che: 1) nonostante l’euroscetticismo che contraddistingue il Prof. Savona, il “Governo del cambiamento” non aveva messo su carta alcuna uscita dell’Italia dall’UE; se non bastasse 2) è assolutamente inaccettabile creare un nesso necessario tra l’uscita dell’Italia dall’euro ed un impoverimento della stessa, il dibattito tra economisti a proposito è vivo come non mai, e dare per assunto che le posizioni degli economisti euroscettici sia necessariamente errata è illegittimo e senza cognizione di causa; ma se anche voleste accettare le due implicazioni precedenti, ne rimane una terza, che farebbe saltare la legittimità di questa logica: 3) nonostante Mattarella abbia affermato “ è mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri - che mi affida la Costituzione - essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani”, questa affermazione rimane semplicemente falsa. Invito chiunque a leggere con estrema attenzione “Titolo II” e “Titolo III” della nostra Costituzione per osservare che per quanto ne dica il Presidente Mattarella, la Costituzione non affida lui alcun compito nei confronti della tutela dei risparmi degli Italiani. Questo compito rientra invece nel campo dei doveri della classe politica democraticamente eletta. (Non metto in dubbio il fatto che la conoscenza che ha Mattarella delle leggi del nostro paese sia eccelsa. Metto fortemente in dubbio il fatto che questa sia stata da lui rispettata in maniera ortodossa).

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Proviamo però a risolvere alcuni nodi pratici e teorici, che sembrano ancora di dubbia chiarezza.

“E’ già successo che un Presidente della Repubblica si opponesse alla nomina di ministri”.

Per quanti, nel giustificare il comportamento del capo di Stato, tentino di rifarsi al diritto consuetudinario, avviso che questa situazione non richiami in alcun modo la casistica precedente: è vero che non è la prima volta che un presidente della repubblica ponga un veto su un ministro, ma è altrettanto vero che negli altri casi vi erano motivazioni non ideologiche, ma legali, che portarono gli allora Capi di Stato a negare la formazione del governo: Previti fu rifiutato perché avvocato personale del premier Berlusconi(conflitto di interessi), Maroni era sotto inchiesta giudiziaria(non poteva diventare quindi ministro della giustizia), Gratteri era magistrato ancora in carica (anche questo illegale per il nostro Ordinamento).

“E’ nei poteri del Presidente della Repubblica scegliere con discrezionalità il Primo Ministro, così come nominare i ministri, è quindi inaccettabile e ingiustificabile tanto biasimo nei confronti dell’azione compiuta dal Presidente Mattarella”.

In vero il Presidente della Repubblica è per costituzione Organo super partes, rappresentante dell’unità nazionale e garante della Costituzione. Volendo interpretare letteralmente il tanto richiamato articolo 92 della Costituzione, il presidente del Consiglio dovrebbe indicare i nomi dei ministri e il presidente della Repubblica nominarli nel senso di procedere alla loro proclamazione. Ma la loro scelta (questo è indubbio) spetta all’organo politico e cioè al premier in pectore. “La proposta dei ministri ( fatta dal premier) deve ritenersi strettamente vincolante per il capo dello Stato”, scriveva Temistocle Martines nel suo manuale (fra i più diffusi nei corsi di diritto costituzionale, da cui io stesso ho studiato) “Istituzioni di diritto pubblico” del 1975. Aldo Bozzi scriveva: “È quindi evidente che i ministri debbano avere la fiducia del Presidente del Consiglio, ed è da escludersi che il Capo dello Stato abbia il potere di rifiutarne la nomina”. Bozzi non era solo giurista, ma anche deputato dell'assemblea costituzionale del 46, in altre parole é stato uno degli scrittori della nostra costituzione. Ora, la giurisprudenza é complicata, io di certo non ne sono il più grande esperto, ma non deve destare scalpore il fatto che una interpretazione così eterodossa dell'articolo 92, adottata in un contesto di grande tensione politica in Italia, generi tanto tumulto. 

La situazione risulta grave anche se declinata da un altro punto di vista. Il Prof. Paolo Savona, a tutti gli effetti, è stato rifiutato come ministro dell'economia in quanto colpevole di essere euroscettico, per il resto vanta una fedina penale assolutamente pulita,ed ha alle spalle anni e anni di ricerca come professore universtitario di Economia Politica. La sua colpa è pensarla in un modo piuttosto che in un altro, la pena sua e degli italiani è la mancata nomina di questo governo. (Se in tutto ciò notate un alone di andidemocraticità state tranquilli, non è malizia la vostra, ma semplicemente buon senso.)

“Il presidente della Repubblica ha rifiutato di assegnare in via definitiva l’incarico a Conte, a causa delle eccessive pressioni esercitate in particolare dal leader della lega Matteo Salvini sul Presidente del Consiglio in pectore nel formare una squadra dei ministri. In questo senso, la formazione del governo è stata rifiutata dal Presidente della Repubblica, in modo che venisse rispettato il principio di non condizionamento dei partiti, nella formazione dei futuri ministri”.

Osservazione intelligente e di complessa valutazione, osservazione che sembra però totalmente estranea alla strategia del Capo di Stato. Coloro che seguono questa linea, cecano evidentemente di interpretare la posizione di Mattarella attraverso meccanismi che neanche il nostro presidente ha utilizzato per giustificare la decisione da lui adottata. Stando a quanto riportato da Mattarella nel suo discorso del 27 Maggio, non sono state le  inaccettabili pressioni che Salvini ha esercitato su Conte a portatre il Presidente della Repubblica a rifiutare la nomina dei ministri. Di fatto lo stesso Capo di Stato nel suo discorso scrive "Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell'Economia." Questo dimostra chiaramente che ciò che ha spinto Mattarella a bloccare il governo non è stata la procedura attraverso cui i ministri sono stati selezionati, di fatto, fosse stata la condotta di Salvini a indispettire Mattarella, questi non avrebbe rifiutato il solo ministro dell'economia, bensì tutti i ministri individuati. Come lo stesso Capo di Stato ammette, è stata solo la posizione (assolutamente legale) euroscettica di Savona a mandare tutto a monte. Per di più continua dicendo:"Ho chiesto, per quel ministero, l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza che non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell'Italia dall'euro." Parrebbe quindi che la posizione di Mattarella non ha a che fare con incertezze circa la modalità di formazione di questo governo, ciò che è stata tutelata non è la costituzione italiana, ma al massimo la sicurezza delle istituzioni europee. 

Ironia della sorte, qui piuttosto che l'articolo 92, sembra sia stato rispettato solo il trattato del '92. 

 

Concludo riportando le mie perplessità circa le modalità che ha assunto il “dibattito” scatenatosi sui social dopo la scelta del presidente Mattarella. Al di là di quella che possa essere la legittimità delle decisioni prese dal Capo di Stato, sbalordisce il fatto che ogni volta che la scena politica italiana viene sconvolta da un mutamento di grande portata, l’Italia si spacca in due fazioni, ognuna delle quali, sicura di essere portatrice dell’unica verità, mena mazzate sui denti dell’altra. Si origina così uno pseudo dibattito da stadio, che non fa altro che fomentare le due fazioni contrapposte, inasprisce i toni della discussione, e ci fa dimenticare che esistendo UNA sola Italia ed un UNICO interesse nazionale, sarebbe nell’interesse del bene comune cercare un punto d’incontro tra le due parti. Di fatti l’interesse ultimo del “pro-Mattarella” dovrebbe essere lo stesso dell’“anti-Mattarella”, l’interesse ultimo del Sud dovrebbe essere l’interesse ultimo del Nord, l’interesse ultimo della destra dovrebbe essere l’interesse ultimo della sinistra (o di quello che ne è rimasto), e questo interesse ultimo sarebbe il benessere del NOSTRO Paese. Il dibattito politico, democratico, funziona se e solo se ogni fazione riconosce la legittimità dell’altra; questo non significa “tutti hanno ragione e quindi non ha ragione nessuno”, significa semplicemente approcciarsi al problema con un po’ di umiltà in più, nella consapevolezza di poter essere comunque nel torto, e dando a sé stessi la possibilità di cambiare la propria idea piuttosto che continuare a difenderla a spada tratta costi quel che costi.

 

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