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narrativa

09 Ott 2017

Tex e Galep : una vita insieme

Scritto da

Tex  è la leggenda del fumetto italiano. Creato da Gianluigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galeppini nel 1948 è ambientato nelle praterie del selvaggio west, un panorama morto nel cinema ma ancora vivissimo nei fumetti. Insieme a lui cavalcano i suoi inseparabili pards.

Kit Carson, un inguaribile brontolone che produce sempre previsioni nefaste ma che non abbandona mai Tex. Kit Willer, figlio di Tex avuto dalla moglie Navajo Lylyth e Tiger Jack, un Navajo fratello di sangue del protagonista.

Il quartetto rappresenta il baluardo della legge contro un universo di tagliagole ma allo stesso tempo sempre a servizio dei più deboli senza alcuna differenza di etnia. Tex infatti di fronte alle ingiustizie si sente in dovere di intervenire senza alcuna paura. Il mondo per lui si divide in buoni o cattivi (lo si evince anche dal bianco e nero del fumetto stesso) e per i secondi non avrà alcuna pietà fino a quando non li avrà assicurati alla giustizia.

 

GLI INIZI DEL FUMETTO

Dal settembre 1948 ad oggi, Tex Willer ha avuto milioni di lettori e ha finito per diventare un caso nella letteratura popolare del nostro paese. Dietro a questo successo c'è Gianluigi Bonelli. Tra Bonelli e Tex è avvenuto un processo di identificazione tra personaggio e creatore. Quest'ultimo tuttavia non ha mai cavalcato l' Arizona e non ha mai lottato contro i fuorilegge.

L'identificazione avviene dal punto di vista caratteriale perchè il carattere Tex-Bonelli si basa su alcuni tra i sentimenti più intensi del carattere umano: il fuoco della dignità della vita, la ferrea idea della giustizia, la difesa dei deboli e degli oppressi, la saldezza dell' amicizia e la volontà incessante di raggiungere l' obiettivo.

Il fumetto è figlio del suo tempo: l'Italia del 1948 è una realtà distrutta dalla guerra e dalla dittatura. Le tracce e la memoria delle tragedie sono ancora visibili e Tex si scaglia contro ogni forma di dittatura e violenza gratuita producendo una sorta di "guerra alla guerra".

tex

 

AURELIO GALEPPINI - IL PADRE GRAFICO

Aurelio Galeppini nacque a Casal di Pari (Grosseto) nel 1917 e, a detta di genitori e amici, il suo giocattolo preferito erano le matite. Scarabocchiava  forme sempre più definite, i suoi soggetti preferiti erano i cavalli. Un segnale premonitore?!

A otto anni la famiglia si trasferisce in sardegna ad Iglesias.

Qui gode di una grande possibilità: suo zio era il gestore del cinema locale, nel quale il bimbo aveva il libero accesso. In quel modo entrò in contatto con il mondo del west e iniziò a disegnare scene tratte dai film. Questa sua passione crebbe col tempo. La famiglia poi si trasferì a Cagliari dove il giovane Galep iniziò a produrre vignette satiriche e descrive il suo modo di lavorare: "mi imprimo nella memoria l'oggetto o la figura che devo riprodurre poi, nel modo più sintetico possibile, la riporto sulla carta , cercando di fissare quell'idea o quelle forme che mi hanno incuriosito".

Per mancanza di scuole artistiche studiò in un istituto commerciale prima e in uno industriale successivamente. Tuttavia continuava a ricevere lodi per il suo lavoro artistico e nel 1935 iniziò a spedire i suoi lavori ai giornali.

 

L'ESPERIENZA MILANESE

All'inizio lavorava gratuitamente poi iniziò a lavorare ne "modellina" e ricevette anche i primi guadagni. Il regime fascista gli permise di produrre copertine de "il mattino illustrato". Pagato 50 lire a pagina Galep si sentiva un autore affermato e, desideroso di affermarsi ancora di più, si trasferì a Milano. In quel luogo conobbe Federico Pedrocch , il responsabile della stampa per ragazzi della Mondadori.

A Galeppini fu assegnata  la sceneggiatura di una storia intitolata "Pino il mozzo". In questo modo si trovò pienamente inserito nel mondo del fumetto.

E' interessante ricordare come Galep seguisse una delle più importanti regole del fumetto: all'interno delle nuvolette il dialogo deve essere il più conciso possibile. Le didascalie invece dovevano essere usate quando il disegno non riusciva ad esprimere il contenuto. Grazie alla sua vicinanza con il mondo del cinema riusciva ad avere un approccio "verista" ovvero "dosare i primi piani": paesaggi lunghi per mantenere l'equilibrio delle tavole.

La guerra e il regime sottoponevano Galep ad una feroce censura , ma lui seppe come aggirarla: diede ai suoi personaggi nomi germanici come ad esempio Max e Fritz. In questo modo riuscì comunque a lavorare.

 

L'INIZIO DI TEX

Si giunse così al tramonto del conflitto modiale.

Verso la fine del 1947, Galleppini prende i primi contatti con la direttrice delle edizioni "L'Audace" di Milano per una nuova collaborazione. Per Tea Bonelli illustra il periodico quindicinale "Occhio Cupo" e il fascicolo settimanale "Tex", entrambi su testi di Giovanni Luigi Bonelli. Tex segna una svolta nell'attività artistica di Aurelio Galleppini, che a questa pubblicazione dedica ogni suo impegno, salvo brevi ed eccezionali pause come, per esempio, la storia "L'Uomo del Texas" realizzata nel 1977 su testi di Guido Nolitta per la collana "Un Uomo, un'Avventura". Galep disegna da solo le storie di Tex per parecchi anni, fino a quando le dimensioni della pubblicazione richiedono la mano di altri disegnatori. Sono sue, comunque, tutte le copertine della serie fino al numero 400. Una dedizione (anzi, quasi una simbiosi), interrotta soltanto dalla scomparsa di Galep, avvenuta a Chiavari (Genova), il 10 marzo 1994.

 

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