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libreria ingegneria

28 Apr 2017

Il perché del successo del Distretto di Carpi

Scritto da

Quando si pensa ad una terra diventata famosa ovunque nel mondo per le sue eccellenze, che vanno dai motori, all’alimentare, al biomedicale, non si può non citare il distretto manifatturiero di Carpi.

langhirano articolo

 Il fenomeno emiliano suscita un profondo senso di ammirazione e orgoglio per chi vi vive, perché si tratta di qualcosa che va ben oltre un caso di poche aziende particolarmente strutturate e virtuose, ma al contrario è fatto di una rete, un cluster di piccole e medie imprese prevalentemente di famiglia che hanno avuto il merito di adeguarsi alle trasformazioni del mercato, innovandosi di continuo ma senza abbandonare le loro origini emiliane appunto.

Twin-Set, Liu Jo, Blumarine, Manila Grace e Gaudì – per citare solo alcuni dei principali marchi del distretto – sono sopravvissute alle difficoltà degli ultimi anni costituite dalla crisi economico-finanziaria, dalla diffusione ormai capillare sul territorio di micro aziende cinesi capaci di produrre con bassi costi della manodopera e al terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012.

Imprese che hanno saputo mantenere salde le loro radici, reagendo a questi eventi perniciosamente destabilizzanti con un occhio sempre rivolto al futuro e alle nuove esigenze del mercato del consumo.

La chiave del successo del modello di Carpi è infatti da rinvenirsi in questa duplice capacità di portare avanti una tradizione manifatturiera che trae le sue più antiche origini nella produzione dei cappelli di paglia nel XVI secolo assieme alla consapevolezza di investire in tutte quelle attività immateriali che si ci collocano a monte e a valle del processo produttivo (design, marketing, R&S, servizio al cliente etc.).

Basti pensare alle campagne pubblicitarie di Helmut Newton per Blumarine che ritraevano i volti di Carla Bruni, Monica Bellucci ed Eva Hervigova, - per citare solo alcuni dei nomi delle top model immortalate- o a quelle, recenti di Liu Jo con Kate Moss e Gigi Hadid, per non dimenticare Twin set che per la collezione di questa primavera/estate si avvale della collaborazione di Emily Ratajkowski.

Punto di forza delle virtuose imprese del distretto carpigiano è da sempre la capacità di gestire la produzione in maniera completa, garantendo un prodotto finito di altissima qualità, che continua a differenziarsi e a sopravvivere alla concorrenza cinese grazie all’esclusività delle applicazioni, dei ricami e del design, anche laddove la produzione sia delocalizzata all’estero.

Tutto ciò spiega razionalmente e concretamente il perché del successo del modello carpigiano, ma se ci si sofferma ad interrogarsi sulla possibile sua trasferibilità altrove, allora emerge una considerazione che è la vera essenza del distretto manifatturiero emiliano ed è da rinvenirsi nelle relazioni sociali che lo animano.

Il modo di operare delle aziende coinvolte nella filiera tessile di Carpi è caratterizzato da una forte cooperazione tra esse, un insieme di forze ed una sinergia di intenti che le rende capaci di resistere agli urti dalla concorrenza asiatica e della crisi economica, ma che ne costituisce un fondamento difficilmente replicabile in altri settori produttivi o zone, lontane da relazioni che sono umane prima che industriali.

In questa fase è ora fondamentale che il distretto di Carpi, forte dei successi raggiunti, sappia continuare a crescere mantenendo lo stretto legame col territorio e investendo sui giovani. La strada potrebbe essere quella di instaurare forme di collaborazione tra università ed imprese e - perché no - quella di puntare sui social affinché si diffonda una coscienza critica nei giovani che porti ad apprezzare il made in Italy.

Serena Martinelli

Dottoressa di ricerca in Relazioni di Lavoro presso la Fondazione M. Biagi e laureata in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, attualmente si occupa di previdenza integrativa, mantenendo un costante interesse per le relazioni industriali e la gestione delle risorse umane.

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