Per riportare a noi il messaggio che voleva dare con questa affermazione, dobbiamo innanzitutto comprendere il contesto in cui si trovava Comenio dando questo apporto di rilevante importanza per la pedagogia moderna. Infatti, all’epoca poche persone erano istruite, le scuole non erano molte e l’insegnamento era affidato a maestri poco preparati e formati. Da questa premessa, è sicuramente notevole ciò che scrive, e seppur apparentemente molto utopistico, questo venne richiesto agli insegnanti e dunque ne consegue una vera rivoluzione pedagogica.
Un presupposto non esplicitato, ma che è il caposaldo di questa riforma è la formazione professionale, morale e personale degli insegnanti; non ci si può porre come obiettivo “l’universalità del sapere” non avendo un curriculum adeguato e una preparazione che è necessaria per questa “missione”. Possiamo dire che in 400 anni, abbiamo fatto passi avanti, ma si può facilmente notare quanto sia ancora di fondamentale importanza la costante formazione del corpo docenti che deve essere al passo con i tempi e soprattutto le nuove tecnologie.
Invece le due parole chiave, che si notano palesemente sono“tutti” e “tutto”. Inizialmente è importante cogliere il concetto di un’educazione rivolta a tutti, per ogni individuo; il problema dell’epoca riguardava l’inclusione delle femmine, le persone con status socio-economico basso e dei portatori di disabilità all’interno degli istituti. Dando uno sguardo alla nostra realtà scolastica questo principio è più che attuale, infatti la didattica che si rincorre è di tipo inclusivo, cambiando solo i soggetti destinatari; oggi si ricercano metodi e tecniche più efficaci per tutti, compresi gli individui con disagio sociale o con disturbi evolutivi speciali e di apprendimento. La seconda tematica importante è l’insegnamento del“tutto”. Per molti anni il dibattito tra istruire e educare, tra scolastico ed extra-scolastico, ha incontrato opinioni diverse, creando due fazioni di pensiero opposto. Comenio critica questo tipo di schieramento e cito Riccardo Massa dicendo: “La scuola deve educare, cioè aprire al mondo. Non soddisfare bisogni ma rendere capaci di autonomia e di desiderio”. La “missione”, di cui sopra si parlava, è proprio questa: dare gli strumenti per conoscere il mondo, non tutte le cose del mondo, ma rendere gli adolescenti ugualmente capaci di usarle, grazie alla loro formazione. Attualmente si parla molto delle soft skills, cioè tutte le competenze trasversali individuali richieste nel mondo del lavoro ed il processo per acquisirle inizia nella scuola, inizia dagli insegnanti e inizia proprio dalla conoscenza di quel “tutto”.
Fonti:
Comenio, "Didactica Magna, Cap. X - L'educazione e l'istruzione nelle scuole deve essere universale".
R. Massa, "Cambiare la scuola. Educare o istruire?".
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