Gli abitanti di Milano non avevano una buona fama. Era diffusa opinione che fossero ingegnosi e laboriosi ma scostanti, pieni di sé, ossessionati dalle apparenze e anche un po’ razzisti. Gli stessi milanesi, presi uno a uno, tendevano a confermare questa versione, chiaramente dopo essersi qualificati come eccezioni alla regola.
Parlare male di Milano era una specie di obbligo sociale. Chiunque si azzardasse a dichiarare di viverci bene, ma non succedeva quasi mai, era guardato con sospetto quando non trattato con aperto disprezzo. C’era una regola non scritta per cui ogni virtù riconosciuta a Milano andava bilanciata con l’attribuzione di almeno tre difetti: sì, bei negozi, ma quanto inquinamento, quanto traffico, e la ‘ndrangheta? Dai paragoni tra Milano e Roma, poi, era tassativo che uscisse stravincitrice la seconda.
Vi ricordate?
Si dice che i grandi cambiamenti richiedano tempo, ma non è sempre vero. A volte le cose cambiano in un attimo, in uno schiocco di dita. A Milano le cose sono cambiate il primo giugno del 2011, nel momento esatto in cui è stata annunciato ufficialmente che il successore alla carica di sindaco di Letizia Moratti, centrodestra, sarebbe stato Giuliano Pisapia, sinistra–sinistra.
In quel preciso istante Milano è scomparsa. Si è vaporizzata, fusa con quella nebbia alla quale era sempre stata associata. Un secondo dopo, per magia, al suo posto è apparsa un’altra città. Una città sempre localizzata nell’ovest del nord del Paese, sempre chiamata Milano e, in apparenza, identica alla precedente. Ma in realtà completamente diversa.
La nuova Milano era una Capitale europea moderna, accogliente, multietnica, una sorta di piccola succursale di Berlino. Un faro di civiltà nella notte italica, un’oasi di cosmopolitismo e governo illuminato nell’altrimenti disastrata palude nazionale. Aveva servizi decenti, mezzi pubblici in orario e affascinanti architetture contemporanee, altro che i palazzoni tristi della Milano di prima. Tutto d’un tratto perfino i suoi abitanti erano diventati simpatici.
Sarà che la gente ha sempre bisogno di dividere il mondo in Buoni e Cattivi, sarà che nel frattempo neanche a farlo apposta la Capitale non stava attraversando un buon periodo, ma anche il rapporto Milano – Roma si era ribaltato. Adesso, nei paragoni, era buona regola che la bilancia pendesse tutta dalla parte della Lombardia, mentre alla Città Eterna era riservato il ruolo dell’esempio negativo. Capitava di assistere a spettacoli inimmaginabili fino al 31 maggio 2011, tipo romani che parlavano bene di Milano. O milanesi che parlavano bene di Milano.
Dicevamo: le cose cambiano, niente resta uguale a se stesso per troppo tempo, e anche la nuova Milano 2.0 è inevitabilmente destinata a evolversi o a regredire. Già con l’avvento del pur ottimo Beppe Sala, colpevole di situarsi a sinistra invece che a sinistra-sinistra, ha cominciato a riaffiorare qua e là il vecchio refrain della Milano brutta e grigia dalla quale bisogna scappare. Non dubito che prima o poi Milano tornerà a rappresentare la Mordor d’Italia: succederà, ma sono sicuro che è una coincidenza, alla prossima elezione di un sindaco di destra.
(Per chiarezza: questo non è un pezzo contro Pisapia, che ho anche votato e che per quanto mi riguarda è stato un buon sindaco. Non è neanche un pezzo contro Milano, città che adoro e nella quale mi sono sempre trovato benissimo. Men che meno è un pezzo contro Roma, dove ho vissuto uno dei periodi più felici della mia vita. Questo è un pezzo contro di voi).
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