Ma di cosa stiamo parlando esattamente?
Aspetti tecnici. L’emissione della fattura elettronica consiste della produzione di un file .XML (eXtensible Markup Language), contenente informazioni specifiche. L’elemento così realizzato deve essere trasmesso attraverso un Sistema di Interscambio. L’Agenzia dell’Entrate renderà a breve disponibile un portale pubblico, facoltativo, grazie al quale le aziende avranno la possibilità di scegliere attraverso quale canale riceve le fatture. Esse avranno comunque sempre la possibilità di accedere ad un proprio “cassetto fiscale” all’interno del quale sarà possibile per loro trovare ogni fattura emessa o ricevuta.
Per ogni file elaborato, il SdI emette un codice alfanumerico che caratterizza il documento. Qualunque altro tipo di fattura circolante non può neanche essere considerata quale emessa e pertanto non dovrà essere pagata.
Ogni fattura ricevuta attraverso il Sistema di Interscambio dovrà essere registrata, processata per autorizzarne il pagamento e conservata in formato digitale.
In rete sono disponibili svariati software, servizi web o app smartphone, gratuiti o a pagamento, i quali danno la possibilità ai privati di gestire, compilare, inviare e conservare le fatture elettroniche. Si possono trovare servizi di diversa fascia, più o meno cari, che offrono più o meno servizi. Quelli di fascia medio-alta offrono la possibilità di servizi aggiuntivi per la gestione delle fatture del magazzino, dei fornitori, funzioni di scadenziario, previsione della tassazione, ecc.
I servizi più economici a pagamento si aggirano intorno ai 25-30 euro l’anno (es. Aruba, Namirial, Infocert). Altri servizi, più sofisticati, sono quelli forniti, ad esempio, da Zucchetti o Ifin.
Anche l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione degli utenti tre servizi, gratuiti, per la predisposizione delle fatture elettroniche: un servizio accessibile direttamente online, un software scaricabile sul proprio computer e un’app il cui download è disponibile per dispositivi Apple e Android.
Aspetti normativi. Il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio del 2019 ha ufficialmente introdotto l’obbligo della fatturazione elettronica tra i privati possessori di partita IVA che operano (principalmente) nell’ambito del B2B, prevedendo una graduale estensione ad altre categorie di soggetti privati e togliendo ogni qualsivoglia valenza alla vecchia fattura cartacea.
Dal 1° gennaio 2019, la fattura elettronica dovrà essere emessa entro 10 giorni dall’operazione alla quale si riferisce e dovrà essere registrata entro il 15 del mese successivo all’emissione.
Tal obbligo, di cui oggi ci rendiamo conto in quanto esteso all’universo del business tra privati, ha una genesi – europea – un po’ più risalente nel tempo.
La nuova concezione elettronica della fatturazione nasce nel 2014, a seguito del recepimento della Direttiva Europea 2014/55/UE relativamente alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici. Tale processo ha portato poi alla nascita della FatturaPA, sistema di base dell’attuale metodo di fatturazione elettronica, che inizialmente era appunto applicabile solo ai rapporti con la Pubblica Amministrazione.
Alla base di tale cambiamento, vi sono diversi aspetti favorevoli all’adozione di un regime informatizzato: innanzitutto, il risparmio che deriva dall’incremento dell’efficienza e dalla facilitazione alla lotta contro l’evasione fiscale; nonché la praticità di un sistema che elimini completamente qualunque mezzo fisico per lasciar spazio ad uno scambio più veloce, che aiuti il rapporto tra le imprese, facendo stare al passo della comunicazione (dal cartaceo siamo passati alle e-mail) e delle varie possibilità di pagamento, un aspetto più strettamente fiscale e burocratico delle attività commerciali.
La fatturazione elettronica, infatti, permette di inviare e ricevere fatture azzerando qualunque costo di stampa, spedizione, marca da bollo ed eventuale spazio fisico di archivio.
Come sopradetto, l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica è inoltre un aiuto fondamentale alla lotta contro l’evasione fiscale: viene così data la possibilità di controllare in tempo reale la congruità tra l’IVA dichiarata e quella versata, nonché la possibilità per l’autorità di bloccare velocemente eventuali operazioni sospette.
La situazione attuale. Per quanto ottima sulla carta, l’entrata in vigore del nuovo obbligo ha sicuramente stravolto il sistema di scambi commerciali, destabilizzando chi si è dovuto confrontare con una nuova realtà, completamente diversa.
Nonostante l’Agenzia delle Entrate si stia mostrando particolarmente disponibile a risposte e riscontri alle “richieste di aiuto”, molti soggetti, soprattutto quelli meno strutturati, quindi piccoli imprenditori, agenti di commercio, liberi professionisti, si sono ritrovati a dover affrontare diverse difficoltà di natura operativa. Oltre le lamentele sulla complessità e sulla presenza di costi aggiuntivi, molti trovano difficoltà proprio nell’avvio della fatturazione elettronica, segnalando incertezze operative quale, soprattutto, il ritardo nella ricezione delle fatture che può impattare sulla correntezza degli incassi dalla clientela, nonché sulla tempestività dell’esercizio del diritto di detrazione dell’IVA.
A ciò si aggiunga una problematica di natura normativa: manca una disciplina unitaria e di riferimento, che sia insomma di raccordo con ciò che era già presente nell’ordinamento giuridico (D.P.R. 633/1972) e che ad oggi risulta quanto mai obsoleto.
Sarebbe necessario, quindi, un intervento che porti all’adozione di unico testo, andando a sfrondare la materia, eliminando ogni frammentario riferimento contenuto in diverse normative, dando così la possibilità al singolo utente medio di potersi adattare, senza difficoltà aggiuntive, alla nuova realtà.
(Per approfondimenti www.ipsoa.it )
Fonti:
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